L’handicap è come una chitarra elettrica suonata con l’amplificatore a tutto volume.
Caro/a tu che mi leggi,
non sempre i pensieri hanno un’origine precisa. Certe volte vengono fuori e basta. E oggi nel mio taccuino voglio scrivere proprio uno di questi appunti “volanti”. Ce ne saranno altri, ne sono certo, e spero che potranno essere utili per conoscermi meglio.
Non so perché, ma mi è tornato in mente il manager/chitarrista – nonché tutto fare – dei Ladri di Carrozzelle. Lui diceva sempre: “L’handicap è come una chitarra elettrica suonata con l’amplificatore a tutto volume”.
In che senso? dirai tu. Me lo feci spiegare anche io: voleva dire che se una persona con un handicap fa una qualunque cosa che esuli dalle semplici attività quotidiane, questo qualcosa viene ingigantito, amplificato.
E non importa che la tale cosa sia stata fatta bene o male: se nella testa delle persone “normali” una certa azione è inarrivabile per un handicappato, nel momento in cui viene portata a termine in automatico il fatto diventa sensazionale, e l’handicappato si trasforma in un supereroe.
A questo punto, due sono i pensieri che mi vengono in mente, o meglio due alternative di lettura dello stesso fatto. Se hai un handicap, la società:
- ti vede come un Supereroe, pensando che quello che fai sia degno di applausi;
- ti concepisce come un poveraccio, considerandoti da meno, sempre.
Ora, non dico che spesso per chi è portatore di handicap la vita sia semplice. E non voglio dire nemmeno che quando si raggiungono traguardi importanti non sia bello condividere la notizia e sentirsi sostenuto e incoraggiato a fare sempre meglio. Non dico che gli applausi e i bravo! non sono benaccetti.
Dico solo: non si può semplicemente essere considerato come una persona? Perché l’handicap deve essere visto come la caratteristica principale di una persona che non è normodotata?
Niente, ecco tutto.
Al prossimo appunto volante!
Fabiano