Lo sport, ma soprattutto i Romanes

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Mens sana in corpore sano. – Giovenale

Cara/o tu che mi leggi,

oggi è lunedì 26 ottobre 2020. Il giorno dopo il DPCM della domenica: quello dell’ora di pranzo che ti fa passare la fame… o che ti fa venire voglia di affogare nel cibo, fai tu.

Ad ogni modo, dopo le notizie di ieri, mi sono trovato a riflettere di nuovo su quanto importante sia il movimento e lo sport: per tutti, ma anche e soprattutto per chi è portatore di handicap.

Sì, perché da parte mia consiglio a tutti gli Osteogenici Imperfetti (ma anche ai normodotati, ovvio) di praticare uno sport: muovere il corpo il più possibile e non rimanere ancorati a una sedia a rotelle è uno dei modi per sentirsi liberi.

Il Wheelchair Rugby

E così, mi ritrovo a pensare ai sabati degli scorsi 4 anni e all’appuntamento fisso e irrevocabile con il Wheelchair Rugby: il rugby in carrozzina.

Divenuto sport paralimpico nel 2000 con le paralimpiadi di Sydney (Australia), il Wheelchair Rugby è uno sport per atleti con disabilità gravi o con problemi ad almeno tre arti.

Si gioca sul parquet: sai, le ruote delle carrozzine non vanno molto d’accordo con l’erba o lo sterrato, affonderebbero.

Le regole e le tattiche sono simili a quelle del basket in carrozzina: anche il campo è lo stesso. Il pallone infine non è ovale, ma è quello usato nella pallavolo

Un buon motivo per andare a vedere una partita di rugby in carrozzina? Per vedere qualche giocatore con le ruote per aria, a terra, capovolto o abbattuto dai fortissimi scontri in velocità tra le carrozzine. Uno spettacolo vero.

Lo sport da sempre

Fin da bambini, mio padre inculcò sia a me che ai miei fratelli l’importanza dello sport e della meditazione. Il benessere viene anche dal sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, diceva. Immagina un po’ un piccolo Fabiano, con un corpo che era tutto, tranne che atletico (a differenza di oggi, modestamente) a sentirsi dire queste cose.

Il primo sport che praticai fu il nuoto: a dire la verità, inizialmente mi limitavo ad andare in piscina. I miei fratelli Biagio (il maggiore) e Gianni (il più piccolo) nuotavano davvero, e mentre loro si allenavano io giocavo a bordo piscina con una ciambella per galleggiare.

Un giorno però sono andato a finire con la testa sott’acqua: capoccetta in giù e zampette all’insù, mi ero capovolto con ciambella e tutto. Inghiottii parecchia acqua e presi un bello spavento, a salvarmi furono mio padre e un suo amico allenatore.

Da quel giorno, niente più ciambella o qualunque tipo di galleggiante per me: mio padre dopo l’accaduto mi mollò un sonoro ceffone per fare in modo che smettessi di piangere – con quella sua gentilezza nei miei confronti che lo caratterizzava e che però ha forgiato il mio carattere di merda – e sentenziò: “Da oggi o impari a nuotare come i tuoi fratelli o in piscina non vieni più”. È in questo clima sereno e rilassato che imparai a nuotare.

Iniziai a nuotare prima che a camminare, anche se di solito è il contrario, nella piscina comunale “Arturo Goadoy” di Iquique, in Cile: era costruita in prossimità del mare, su degli scogli, e in quegli anni veniva riempita direttamente con l’acqua salata presa dall’Oceano.

…Quanto ho pianto all’inizio! non volevo entrare in quell’acqua fredda, salata e dal colore non proprio cristallino. Ora a ripensarci ci rido su: saper nuotare mi permette di essere e sentirmi più indipendente fisicamente.

I Romanes: la Wheelchair Rugby Family

Dal 2016 ho iniziato praticare e giocare a Wheelchair Rugby e sono tesserato con i Romanes, il primo club di Wheelchair Rugby di Roma.

Per partecipare al Campionato Italiano bisogna essere tesserati/e con una delle squadre iscritte alla FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentale) che organizza appunto la competizione su scala nazionale. Per accedere al tesseramento bisogna superare gli esami e i test medici d’idoneità fisica che si svolgono nel reparto di Medicina dello Sport del Policlinico Gemelli di Roma.

Noi dei Romanes per ora siamo la squadra più giovane e meno numerosa del campionato, ma in compenso siamo quelli più attivi a livello Nazionale e internazionale.

La squadra è nata nel 2015 dall’amicizia tra Rufo Iannelli (Presidente fondatore e giocatore) e Davide Wallach (Vice Presidente e Fondatore): due grandi che, spinti dalla volgia di affrontare sempre nuove sfide, decidono di creare un modello d’impresa sportiva, sociale e inclusiva, capace di auto-finanziarsi e di aprire la strada a nuove realtà simili nel panorama paralimpico. A loro si sono aggiunti Valerio Bernabò, ex azzurro F.I.R. (Federazione Italiana Rugby) e Daniele Fasciolo, ex rugbista e padre del nostro “bambino volante”.

Roberto Convito è il nostro Coach: di noi dice che non stiamo per niente bene con la testa. E gli do ragione! Solo che dimentica che è lui quello che allena e dirige il gruppo di matti, nonché zoppi. E come dice il proverbio: chi va con lo zoppo, impara a zoppicare!

Lo Staff è quasi tutto al femminile: Silvia Salviani, Noemi Salvatori, Martina Brandini. Le uniche eccezioni sono la pecora nera Gabriele Corsi, meccanico tuttofare, e Pietro Guerra, il nostro infermiere preferito. Sono loro che danno una mano al Coach, sia durante gli allenamenti che in partite ufficiali di campionato. 

Sostenere, promuovere e diffondere il Wheelchair Rugby: a Roma e in Italia

Uno degli eventi più sentiti che la società organizza è il Sei Sedie: dal 2018 a oggi (ovviamente nel 2020 niente da fare, Covid rules), in concomitanza con il Sei Nazioni di Rugby, noi Romanes con il supporto della F.I.R. organizziamo il Sei Sedie, manifestazione conosciuta anche con il nome poetico di Sei Nazioni da seduto.

Con l’obiettivo di far conoscere la disciplina del Wheelchair Rugby, la giornata precedente alla partita della Nazionale Italiana di Rugby i Romanes ospitano un incontro dimostrativo aperto al pubblico, tra i giocatori provenienti dai diversi club italiani di Wheelchair Rugby e una rappresentativa composta da ex Azzurri F.I.R. e altri sport. All’evento partecipano non solo sportivi, ma anche personaggi del mondo dello spettacolo. 

Il gioco non si ferma mai

Il motto dei Romanes è: “il gioco non si ferma mai”. Ma diamo del nostro meglio con le felpe e le maglie delle nostre divise: c’è scritto #paraliticoAchi… una minaccia, più che una domanda.

Ci alleniamo al PalaLuiss, in via Martino Longhi, 2 (Piazza Mancini) ogni sabato mattina dalle 10.00 alle 12:30. Dobbiamo però essere presenti trenta minuti prima dell’inizio allenamento per sistemare attrezzature varie e… per farci posizionare sulle carrozzine da gioco.

Forse non tutti sanno che…

…Negli sport paralimpici gli atleti hanno un punteggio o classificazione funzionale: noi Romanes siamo punti bassi o punti alti, che non vuol dire essere più o meno forti. 

I nostri punti alti sono: Renato Gigli, Mirko Mircea e Carlos Hernandes Cruz. Sono quelli incaricati di prendere la palla e non mollarla mai fino a fare meta.

I punti bassi; Antonio Cozzolino, Marco Convito, Giacomo Di Pietro, Rufo Iannelli e me. Dobbiamo difendere e agevolare la corsa dei punti alti, bloccando gli avversari sia in attacco che in difesa.

Puniti medi per ora non ne abbiamo… quindi non pervenuti.

Se volete conoscere ancora meglio o far parte integrante dei Romanes come giocatori o staff, qui vi lascio il nostro sito web. Se invece volete conoscere le squadre italiane di rugby in carrozzina, ecco un elenco utile, in rigoroso ordine alfabetico:

Piccola riflessione a chiosa

Non sono né il primo, né l’unico Osteogenico Imperfetto a praticare questo sport: ci sono il britannico Danny Dawoud che è arrivato a giocare nella nazionale nel suo paese, il Regno Unito, e Stefano Paoli dei Mastini Cangrandi Verona.

Questo lo dico come risposta preventiva a quanti diranno, dopo aver letto questo post, che il Wheelchair Rugby è uno sport troppo violento e pericoloso per chi ha l’O.I.

Potrei anche concordare: so che ci sono altri tanti sport meno violenti o rischiosi, per ora mi diverto con i Romanes e il Wheelchair Rugby. E così sia.

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